Bruxelles-Genova via Monaco.
Tre giorni per fare riunione di maggioranza in Comune, andare dal parruchiere, sistemare gli occhiali, far vedere perchè questo polso continua a farmi male, fare un salto in sede e salutare amici e parenti vari. Sarei andato volentieri allo stadio, ma il destino ha voluto che domenica giocheremo a Palermo.
Poi lunedì partenza per la Spagna.
E' da gennaio che aspetto questa partenza. Ricordo le paure in Giordania, la disillusione dopo il ritorno a Saragozza, la speranza riaffiorata inaspettatamente e la rabbia quando mi hanno spedito in Belgio.
E' un viaggio che ho sognato, aggrappandomici con tutte le mie forse, lottando come mai avrei pensato di fare e facendo anche qualche piccola scorrettezza.
Eppure a pochi giorni dalla partenza ho la consapevolezza, direi quasi la certezza, che si tratta della scelta sbagliata.
Andare vuole dire prorogare una situazione che non può essere e che deve cambiare. Invece che partire dovrei andare dal mio capo e chiarire in un modo o nell'altro, cambiare anche a costo di lasciare e di andare a fare altro.
Andando so che mi ritroverò di nuovo davanti una situazione ambigua e frustrante. I problemi con il Brasiliano saranno all'ordine del giorno così come è certo che alla prima occasione mi scaricherà senza pensarci due volte.
Della Flaca non parlo. Nemmeno ci penso più. So benissimo di non dovermi aspettare niente e che alla fine lei rimarrà il motivo sbagliato perchè ho fatto tutto questo.
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