Stadi vuoti



Riparte il calcio.

Sembra passata una vita e a pensarci bene mai come in questo caso è sembrato che se ne potesse fare a meno.

Però sono contento che riparta e sono quasi convinto al cento per cento che debba ripartire.
In queste settimane dove tutto sta tornando alla normalità, con una velocità quasi inaspettata, anche questo aspetto trova la sua posizione.

Capisco chi pensa che senza pubblico non sia la stessa cosa, ma tutti in questo momento stanno facendo compromessi, diversi settori ripartono dovendo rinunciare a qualcosa o dovendo applicare qualche particolare protocollo. Non vedo perché non debba farlo anche questo.
Che ha le sue esigenze economiche, che non è sicuramente quello di un tempo, ma che, possa piacere o meno, funziona in questa maniera e se non riparte rischia di avere dei danni seri soprattutto nei piani più bassi e meno protetti. Non credo che la nostalgia non possa essere la soluzione, vale in molti casi. Credo nel presente e nel sapere sfruttare le occasioni che questo offre.
E credo anche che, per opportunismo o per reale mutazione della situazione, nel giro di poche settimane si troverà il modo di far tornare, almeno parzialmente, i tifosi allo stadio.

Ma soprattutto mi piace l'idea che questo campionato possa finire. Era iniziato male, proseguito malissimo, ma il cambio di gennaio e i risultati conseguenti mi avevano ridato entusiasmo.
Questa salvezza la voglio poter conquistare sul campo, anche a costo di sbatterci il naso.

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