La storia è quella di un predicatore americano, stanco e disilluso, che viene posseduto dallo spirito nato dato dalla relazione tra un angelo e un diavolo e che decide di mettersi alla ricerca di Dio misteriosamente scomparso.
Nel corso dei suoi 66 albi (più alcune miniserie dedicati a personaggi secondari) succedono tante cose. Ci momenti dolorosi e violenti, alcune interessanti riflessioni e una lunga e appassionante storia d'amore. Non è una serie perfetta, nella parte finale perde un pò di smalto, sembra quasi che l'autore ad un certo punto se ne sia stancato e nel complesso di tutta la sua vasta produzione non è forse la cosa migliore che ha fatto (per il sottoscritto il suo prodotto più bello, intenso e coerente nel suo percorso rimane Hitman, storia di un killer inserita all'interno dell'universo DC).
Ma come detto Preacher rimane un punto di svolta, il suo impatto emozionale e commerciale è stato devastante e, come si suole dire in questi casi, dopo di lui tutto è cambiato. Non tanto per i temi trattati, ma per il ritmo, il linguaggio e il coraggio nel mostrare scene anche molto crude.
Proprio per questo la notizia della produzione di una serie televisiva destò un enorme interesse. E le discussioni iniziarono a farsi accese fin dagli annunci sulla scelta del cast.
Il risultato è una serie in quattro stagioni prodotta da Amazon Prime. La serie mantiene tutte le caratteristiche fondamentali del fumetto, i personaggi e alcune delle dinamiche principali. Ma si prende anche il diritto di esplorare delle strade diverse, di soffermarsi su aspetti particolari e di diventare un prodotto autonomo e non un semplice adattamento. Alcuni trame prendono direzioni diverse, alcuni personaggi hanno una caratterizzazione e compiono scelte differenti. Nonostante lo scetticismo di alcune scelte, lo staff di attori è convincente con alcuni picchi di bravura veramente pregevoli.
E' una ottima serie, dal percorso molto più coerente del suo modello e che da questo si differenzia ottenendo una dignità tutta sua. Ma che a non riesce ad averne la stessa forza eversiva e dirompente. Forse perché i tempi sono diversi e un certo tipo di linguaggio e di ritmo narrativo è stato oramai assimilato da altre produzioni.
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