Sei anni fa.


Stavo aiutando mio padre.

L'universita' chiusa, lo scritto di Principi di Ingegneria Chimica 2 era andato clamorosamente e misteriosamente bene e l'orale da preparare, rimandato di una settimana proprio per la manifestazione.
Se passava quello poi la corsa per la lauerea sarebbe stata tutta in discesa.

Come capitava spesso mio padre mi chiede una mano e come sempre non mi tiro indietro.
La notizia ce la da un vicino mentre stiamo andando a casa per pranzo.

Un morto. Forse due.

Tutto ancora vago. Smentite. Conferme. Non si sa a chi dare credito, quali notizie ascoltare, se quelle delle interminabili telecronache televisive o quelle che arrivavano da chi in quei giorni si avventurava in centro.

Diversi amici sono andati. Molti perche' ci credevano, alcuni per semplice curiosita' e qualcuno semplicemente per fare casino.

Io no.

Non credo in questo tipo di manifestazioni. Ne ho fatte diverse prima di capire che il dissenso si manifesta in maniera piu' efficace giorno per giorno e dopo aver visto che per molti era un modo per lavarsi la coscienza e autoassolversi da tutti gli egoismi quotidiani.

Sono andato a Genova solo il lunedi' successivo ben sapendo come mi sarei sentito.

Piazza Alimonda si trova nella strada tra la stazione di Brignole e la scalinata che da Corso Gastaldi porta al triennio di Ingegneria. Nonostante ci fosse l'autobus ho sempre fatto quel percorso a piedi. Un modo per fare mente locale sulla giornata alla mattina e per scaricare le scorie alla sera. Li dietro, poi, in Via Montevideo c'e' quella che da sempre e' la mia fumetteria.

In fondo alla scalinata c'era , e cosi' e' rimasta per diversi giorni, la carcassa capovolta e carbonizzata di una Fiat Brava.

La mia "cartolina" del G8 e' rimasta quella.

Girando poi per la citta' ho visto poi quello che rimaneva delle scene di battaglia viste nei giorni precedenti in tv. Fino a quel momento sembravano cose irreali, provenienti da un altro mondo o dal qualche set cinematografico.

Viste dal vero davano quello che era successo diventava palpabile. Anche se tutto taceva si potevano percepire i rumori, le urla, la disperazione.

Molta la pieta' per Giuliani, anche se non lo reputo per niente un martire. Molto poco mi e' piaciuto il comportamento dei genitori, ma questo forse e' condizionato dal chiacchiericcio di quella che piu' che una piccola citta' e' sempre stato un grande paese.

Quelle cose comunque non potevano essere successe qui. Non nella mia Genova!
Una sensazione simile provata alcuni anni prima quando prima di un Genoa-Milan era stato accoltellato Claudio Spagnolo.

Rabbia per quello che la stupidita' dell'uomo riesce a produrre e rabbia per chi aveva permesso che quella stupidita' venisse portata nella nostra casa.

Genova non e' questo e non merita di essere associata a questo.

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