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Dopo secoli passati alla ricerca di certezze assolute per spiegare il mondo, quello scorso rimarrà per la sorprende scoperta che tutto è relativo.

Una delle prime cose che ti insegnano a fisica è che concetti come piccolo o grande non esistono, che tutto cambia a seconda del campo in cui si applicano questi concetti.

Vale per la fisica, ma vale anche per la vita di tutti i giorni.

Quando vivevo a Genova, complici tutte le mie difficoltà a reperire mezzi di trasporto, vedevo le mie prime fughe in solitaria a Milano o a Lucca come eroiche traversate oceaniche. Varcare gli Appennini era come raggiungere le colonne d'Ercole, e quello che mi aspettava meraviglioso come un territorio australe.

Poi è arrivato il Vapore. E tutto è cambiato.

Viaggetto a Mantova tanto per prendere l'abitudine e poi giù in picchiata verso Brindisi. E da lì è cambiata tutta la mia percezione delle distanze.
Da quel momento tutto sembrava normale. Fare mille chilometri in macchina per andare a Genova, prendere l'aereo per Milano in mattinata e tornare alla sera, andare a Roma per un concerto, sempre in giornata e sempre in macchina, fare 500 chilometri in un giorno per andare al mare o a trovare degli amici.

Tutto normale.

Poi arriva la Spagna e la percezione delle distanze cambia ancora.

O meglio, qui ho trovato persone che quella barriera l'hanno superata. E di gran lunga. Qui è normale sentire persone (*) che parlano dei migliori ristoranti di Panama, che hanno il dentista in Romania o che il sarto al Cairo, se non un figlio in Adzerbaigian (io neanche so dove sia l'Adzerbaigian!!)...

Oggi Renzo ha detto che parte per l'India. Una cosa veloce, un mese al massimo, poi o Russia o Algeria. Algeria dove andrà Renato a settembre.

E noi qui, ad aspettare la prima Turbina sulla Luna.
(*) tutti gli esempi riportati non sono inventati.

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