Buona apocalisse a tutti!


Ne avevo già il sospetto, ma la lettura di questo libro mi ha dato la conferma: tra me e la letteratura inglese contemporanea c'è poco feeling.

Niente di tragico, per carità. Sicuramente leggerò altri libri scritti in terra d'Albione, ma credo che mai riuscirò ad essere coinvolto in maniera totale come mi capita in altre occasioni.
Anche questa volta mi sono trovato davanti a un libro costruito attorno a una bella idea, divertente e ben scritto. I personaggi tutti belli e interessanti, ma nessuno per cui provare particolare empatia. Questo libro stabilisce con me solamente un gioco celebrare, non mi entra dentro, non mi spinge ad andare avanti a leggere anche quando non ce la facevo più. E infatti ho sospeso senza problemi quando o avevo troppo da fare o altro per la testa. Più difficile riprendere la lettura che abbandonarla.
Neil Gaiman ovviamente l'avevo già conosciuto su Sandman e per un certo periodo è stato il mio autore anglofono preferito (cioè fino a quando non ho conosciuto meglio Miller e Moore ^__^), oltre che su American God (che ho preferito a questo).
Prachett ammetto senza vergogna di leggerlo per la prima volta.
Non so se gli addendi presi singolarmente sono meglio della somma, ma non credo che li scambierei con un più grezzo, ma coinvolgente, Lansdale!

Alla fine arrivo qui. Le regole assolute non esistono, ma se devo dirne una mi sento di dire che tra scrittori inglesi e americani preferisco i secondi.
Anche se, a proposito di Lansdale, proprio in contemporanea ho letto Laggiù nel profondo, il suo racconto breve adattato a fumetti dalla BD, e non ho potuto non notare come ci fossero diverse somiglianze nel tema e nello stile di scrittura.

Chiudere un libro è anche chiudere una parentesi. Mentre leggevo sono successe tante cose, alcune simpatiche altre molto meno. Tra le più curiose c'è stata la scoperta nei file del pc un documento Word con il testo in inglese del libro. Potevo ritrovarlo sei mesi fa o tra un anno, è successo proprio in questo momento!
Se non ricordo male me lo aveva mandato Gino (se ci sono problemi con il copyright sapete con chi prendervela!) una vita fa a Brindisi e sepolto nella memoria mai letto (già non ho voglia di leggere i testi su pc, figuriamoci in inglese...).
Inutile dire che il pensiero è andato a come erano le cose all'epoca e come lo sono ora.

Chiusa la parentesi apocalittica se ne apre un'altra. COme al solito ho sempre quanttro o cinque libri tra cui scegliere, e sul mio comodino c'è n'è già uno nuovo. E...

... è di un autore inglese (uno che al primo giro non mi aveva convinto, ma a cui ho voluto dare una seconda possibilità)!

E si, lo so, a fare le regole sono bravo, è a rispettarle che ho sempre avuto qualche problema ;-p

Commenti

scott_ronson ha detto…
Beh, confrontare due campioni di britishness con un sanguigno texano è un po' azzardato, in effetti.
:-)

Non so, a me il distacco british di Gaiman & Pratchett è piaciuto moltissimo. Ma mi piace molto anche l'assoluta mancanza di freni di Lansdale.
Cmq già dalla traduzione del titolo ho come il terrore che "lost in translation" ci sia rimasta un sacco di roba...
fede ha detto…
a me manca totalmente il coraggio di andarmi a buttare in letture in originale, per cui mi devo accontentare ^___^"

il paragone tra Gaiman e Lansadale mi è venuto leggendo proprio Laggiù nel profondo. Sbaglio a trovarci alcuni elementi in comune?

Inglesi e americani è anche Miller vs. Moore e anche qui, pue amando alla follia Moore non mollerei mai Miller! ^__^

ps.
il nuovo autorie sul comodino non è inglese ma di Chicago... devo smetterla di scrivere post dopo cena ^__^"