Sul sagrato

Poche settimane fa è morto Don Cavanna.

Il prete del mio paese. Una di quelle figure che nella vita di un paese piccolo come il mio sembrano esserci da sempre e destinate ad esserci per sempre. Come Gianni il parrucchiere o Paolo il giornalaio.

Aveva sposato i miei, mi aveva battezzato, è stato il mio professore di religione alle medie, fatto il catechismo e forse pensavo che un giorno avrebbe celebrato anche il mio di matrimonio. Eppure al suo funerale non sono potuto essere presente.

Cresciuto in una famiglia cattolica è stata una presenza molto forte e nei suoi mille difetti mi ha fatto capire l'imperfezione degli uomini di fede.


Pensavo a qualche immagine particolare che me lo ricordasse.

Il campetto dove andavamo a giocare a pallone era parrocchiale e per accedervi la regola era molto semplice. Chi non andava a messa alla domenica pagava mille lire, chi ci andava non pagava.


Io non pagavo e per anni mi sono chiesto se il mio andare fosse realmente dovuto a una fede vera oppure solamente ad opportunità e abitudine.


Oggi frequento molto meno e per giustificarmi mi dico che è colpa del mio lavoro. Un motivo in più per farmelo odiare e per farmi capire che un altro angolo della mia vita da ragazzo si è chiuso.


Ciao Don.

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