Adoro i piani (quando sono ben riusciti)


L'idea era quella di far passare una domenica pomeriggio ventosa e freddina in attesa della cena. Quella locandina poi era troppo invitante e l'idea di aspettare chissà quanto per poterlo vedere era tremenda.

L'idea di rinfrescare il mio spagnolo dopo undici mesi di Egitto ha fatto cadere le ultime remore.

Spenta la luce in sala ho però subito scoperto una cosa inquietante: in Cile trasmettono i film in lingua originale sottotitolati in spagnolo. Mi hanno spiegato in seguito che questo nasce dal fatto che in Sud America i doppiaggi si fanno solo in Messico e che l'accento messicano non piace ai cileni, che preferiscono così leggere i sottotitoli.

Certo, sapere che uno tipo P.E. viene doppiato da un discendente di Cico non entusiasma nemmeno a me, ma questo mi ha portato a fare un'altra scoperta. I luoghi del cervello dove si metabolizzano inglese e spagnolo non devono essere particolarmente vicini, perchè ogni volta che ho provato a compensare le mancanze del mio inglese intercalando con lo spagnolo e viceversa mi sono incartato e ho perso il filo.

Facendo una velocissima scelta ho optato per i sottotitoli, ma anche così facendo qualche passaggio, qualche battuta me la sono persa.


Ma anche con questo handycapp, sono uscito dal cinema soddisfatto.


Bisogna però fare qualche precisazione. La trama non è il massimo, piuttosto lineare e giocata più che altro sugli effetti speciali e sulle situazioni eccessive al Mission Impossible. La scena finale poi è troppo eccessiva, manda fuori scala anche la sospensione dell'incredulità più scafata e delude più che meravigliare.


Quello che soddisfa veramente, e perchè credo che in pochi ci credessero, è la perfetta resa dei personaggi. La serie televisiva, non troppo originale e ripetitiva, si reggeva sul perfetto mix che si era creato nel quartetto e quindi sull'abilità dei singoli attori. Ripetere la stessa alchimia dopo così tanti anni poteva essere impossibile.

E invece ci sono riusciti.

Tutti gli attori sono perfetti. Qualcuo di più (Sberla, praticamente perfetto, e Murdock), qualcuno di meno (Hannibal, un pelo troppo malinconico, e P.E., che era però il più difficile da sostituire), ma l'essenza, l'alchimia tra i quattro c'è tutta. E non ripetuta meccanicamente, ma con sincera passione e divertimento.

Mi rendo quindi conto che gran parte del successo di questo film è dovuto all'effetto nostalgia. All'affetto di quelli della mia generazione per quei pomeriggi su Italia Uno, replica dopo replica.


Ci sono stati tanti telefilm nella mia infanzia, ma nessuno credo abbia lasciato un segno così indelebile come l'A-Team.

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