Cronaca di casa

Che mi avesse chiamato mio padre, soprattutto a quell'ora del pomeriggio, era strano.

Non che non chiami mai, ma quella telefonata a quell'ora voleva dire che era successo qualcosa di particolare e come sempre succede iniziavo a temere qualche brutta notizia.


Ovviamente lo conoscevo. Non posso dire che fossimo amici, ma in un paese piccolo come il nostro si sa tutto di tutti anche senza necessariamente aver fatto chissà quali discorsi. Ci si salutava come quasi con tutti e poco più, anche perchè i genovesi non sono il massimo in fatto di loquacità.

Vedere alla sera al telegiornale quei posti, ascoltare persone conosciute, veder spuntare tra la folla dei curiosi perfino mio zio, hanno reso quel fatto di cronaca così vicino. Spesso si ascoltano episodi simili con distacco, come tante scene di un film ambientato chissà dove.

Difficile capire cosa sia scattato nella testa di un uomo in quelle situazioni, cosa lo abbia spinto a superare quel limite così estremo.

Mi ha sorpreso comunque come nei giorni successivi la stampa, pur non prendendo posizioni, prendesse in considerazione l'accanimento delle vittime invece di buttarsi a capofitto sulla follia del carnefice.

Questo si che sarebbe stato da film.

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