Linus di Igort


Mi piace l'idea della rivista. Ma solo da quando sono praticamente sparite dall'edicola.

Ricordo di aver letto al liceo qualche numero di Comic Art attirato dalla pubblicazione di qualche storia di Dylan Dog o Nathan Never. Le tavole a colori di Corrado Roi e Claudio Castellini erano un richiamo troppo forte, ma non tanto da convincermi a continuare la lettura di quella o di altre riviste.
Le trovavo forse troppo sofisticate o troppo poco accattivanti. E in genere pubblicavano un tipo di fumetto che non mi interessava.
Ma le collane antologiche, soprattutto se accompagnate da redazionali e articoli di approfondimento erano per me una goduria. Tanto che per molto tempo seguii quella manga Kappa Magazine o l'americana Star Magazine.
Poi ci fu il Ken Parker Magazine, sia nella versione auto prodotta che in quella più ricca realizzata dalla Sergio Bonelli Editore, che cerco di coniugare un personaggio di genere seriale con storie auto conclusive tradotte o realizzate appositamente.
Con gli anni nacque il gusto anche per un fumetto diverso, più maturo, e la rivista divenne qualcosa da cercare. L'ultima che ricordo fu Animals, diretta da Laura Scarpa dove si potevano trovare Makkoz o Gipi.

Linus non l'ho mai letto. Non so bene perché. Forse perché lo associavo solamente alle strisce o forse perché lo pensavo troppo politicamente schierato. Quando però ho saputo che la direzione sarebbe passata a Igort e che ci sarebbero state parecchie novità ho deciso di provarlo.
Dopo più di due anni sono ancora qui.

Non che fosse tutto perfetto. Soprattutto all'inizio c'erano delle cose che non capivo e che non mi piacevano. I fumetti di Windsor McCay sono troppo datati e poco adatti per una rivista, così come la pubblicazione di qualche strip.
Col tempo le cose sono cambiate. Molte in meglio. Le strisce classiche si sono ridotte alle più belle, sostanzialmente i "Peanuts" e "Calvin & Hobbes", a cui si sono affiancate le più recenti "Perle ai porci". Presenze quasi fisse la bravissima Inkspinter e la sorprendente Fumettibrutti oltre che veterani come Paolo Bacilieri.

La tendenza degli ultimi numeri è quella di volumi monografici dedicati a personaggi della cultura pop italiana e non. Alcuni come quello su Woody Allen sono stati molto belli, altri meno, a seconda dalla qualità dei redazionali.

Ma prodotti come questi per rimanere vivi hanno bisogno di rinnovarsi continuamente ed è quindi prevedibile che nel prossimo futuro ci saranno nuovi cambiamenti. Non tutto mi piacerà, ne sono sicuro, ma è nella loro natura avere al loro interno tanti sapori, alcuni sgradevoli.

Commenti